Per orientarsi nelle difficoltà legate all’essere donna oggi può essere utile ascoltare una conferenza, leggere un articolo, vedere un film, partecipare a un dibattito.
I soggetti coinvolti nel mobbing possono essere distinti tra aggressori, spettatori e vittime.
A proposito delle vittime ci pare interessante partire da uno studio di H. Walter che già nel 1993 individua le caratteristiche tipiche del mobbizzato (mobbed) in persone pronte all’autocritica, all’auto-recriminazione, con tendenze alla depressione e al disorientamento. Questo studio ci interessa perché coglie alcuni aspetti del soggetto mobbizzato che lo predispongono al mobbing, collaborano con il mobbing o finiscono per favorirlo. Questo come si declina per una donna? Alcuni esempi.
1. Si incontra nel femminile una minore adesione che nel maschile ai riferimenti sociali condivisi, alle soluzioni omologate e condivise e facilmente questa inclinazione può prendere i connotati dell’inadeguatezza, dell’inferiorità, dell’insufficienza, della minorità e quindi portare una donna a sentirsi e porsi come superflua o rifiutabile.
2. Talvolta la donna è particolarmente sensibile a ciò che nella sua storia familiare non è riuscito, ha fallito. Ella tende inconsciamente a riattualizzare quello che le è capitato come una sorta di destino e così si condanna ad esperienze in cui non riesce a realizzare i propri propositi.
3. Talvolta la donna ha avuto delle brutte esperienze che l’hanno resa particolarmente sensibile agli aspetti dell’altro sesso meno amichevoli o addirittura ostili. Ella così tende a compiere azioni talvolta eccessive, o premature, allo scopo di proteggersi da qualcosa di non chiaro e potenzialmente malevolo, provocando la reazione altrui.
In ogni caso, il mobbing produce effetti di progressivo annichilimento nella vittima, che si ritrova ridotta a oggetto scartabile, rifiutabile, reietto. Questa esperienza è accompagnata frequentemente da un senso di vergogna che si incontra in generale nei soggetti vittima di violenza.
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