Per orientarsi nelle difficoltà legate all’essere donna oggi può essere utile ascoltare una conferenza, leggere un articolo, vedere un film, partecipare a un dibattito.
Siamo da tempo entrati in una fase avanzata dell’organizzazione del lavoro in cui i gruppi di lavoro sono sottoposti a una pressione che a volte diventa insopportabile. Lo smart working e il COVID non hanno fatto che peggiorare velocemente una tendenza che era già evidente.
Con il fine di produrre sempre più al minor costo possibile la competizione nei team sfocia sempre più spesso nella sopraffazione e nell’aggressione diretta. Il carico di lavoro si ingigantisce e si mangia la vita privata. La sofferenza al lavoro è sempre più pesante. Anche la vita privata è risucchiata dal lavoro.
Gli imperativi di “essere flessibili” e “adattabili” impediscono di reagire spontaneamente in difesa della propria dignità e professionalità. Il sapere acquisito con lo studio e l’esperienza, che dovrebbe assicurare al professionista il suo posto nel legame sociale, viene messo in secondo piano.
Nella nostra epoca ultra-liberista i luoghi di lavoro stanno diventando luoghi barbari, provocano delle devastazioni tali che fanno perdere il gusto di lavorare.
I metodi di rieducazione della psicologia del lavoro e il coaching aziendale si rivelano sempre più deleteri per la salute psichica dei lavoratori che sono costretti a parteciparvi. Gli ideali di affermazione di se’ e di leadership che sono alla base di questi interventi riducono i soggetti a un’immagine di prestanza gestionale che favorisce ancor più il confronto aggressivo senza che la valorizzazione delle diversità sia in grado di temperarlo.
Un ricorso alla terapia ha permesso a certune di dissociare i due versanti della loro sofferenza:
Il trattamento permette al soggetto di chiarire quali sono gli elementi che danno alla situazione patogena una dimensione tragica insuperabile, mettendolo nell’incapacità di giocare d’astuzia con l’insopportabile.
Questo ha per effetto un rilancio del desiderio che consente di mantenere il proprio riconoscimento sociale e professionale. La sofferenza al lavoro diviene un ricordo sbiadito e rimane solo la domanda incredula: ma come ho potuto stare in quella situazione?
Le nostre conferenze sul disagio al lavoro sono un primo approdo per capirne di più.
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